Non è un’iperbole considerare Dante uno di famiglia. In fondo, il Sommo Poeta, una volta conosciuto, accompagna le nostre vite. Per sempre. E il libro di cui ho l’onore di parlarvi oggi, sottolinea proprio la grande vicinanza che Dante e la sua “Commedia” hanno con le vite di ognuno di noi a prescindere dall’età.
La Divina Commedia. Il primo passo nella selva oscura.
Testi di Daniele Aristarco, Illustrazioni di Marco Somà, Einaudi Ragazzi 2021
Non è la prima volta che i linguaggi di Daniele Aristarco e Marco Somà si intrecciano regalandoci effetti speciali, e noi siamo più che felici di poter apprezzare da lettori le opere che nascono da questo sodalizio. Ma se nell’Infinito l’intento era quello di celebrare gli endecasillabi di Giacomo Leopardi, qui scorgiamo qualcosa in più. Certo non era possibile riprorre, come nell’Infinito, tutta l’opera. Non sarebbe stato onesto neanche proporre riassunti e parafrasi. E così Daniele Aristarco e Marco Somà hanno pensato ad un libro illustrato che fosse in grado di condurre per mano i giovani lettori sino alla soglia dell’opera. Saranno poi loro a decidere quando e come varcarla. E da lì in poi viaggeranno con essa tutta la vita.
Il primo incontro
Il libro ha un caratterere certamente divulgativo in quanto offre alcune informazioni storico-letterarie dell’opera, ma non si ferma qui. Daniele Aristarco sceglie di narrare il suo primo incontro con la Divina Commedia. Aveva 9 anni quando ascoltò per la prima volta la trama dell’opera.
Il poeta Dante Alighieri fa un viaggio nel regno dei morti. Discende lungo il cono rovesciato dell’Inferno, arriva al centro della Terra e poi risale su e vede il monte del Purgatorio. Ci si inerpica e poi sale ancora più su, fino al Paradiso. In ciascuno di questi regni, Dante incontra le anime dei dannati, poi quelle dei penitenti e, alla fine, quelle dei beati, e ci parla. Non solo! Sul fondo dell’Inferno, Dante incontra Lucifero e, una volta salito in cielo, riesce a vedere il volto di Dio.
Le buone storie fanno nascere sempre tanti interrogativi e la prima domanda che il piccolo Daniele si pose fu:
Sono pronto ad ascoltare questa storia?
Dubbi leciti di un giovane lettore che tuttavia non vennero sciolti. Anzi. La curiosità del giovane Daniele verso l’opera fu sospinta da quell’atteggiamento del mondo adulto che ancora oggi tende a privare i bambini della gioia del presente. “Sei troppo piccolo ora”, “Lo leggerai quando sarai più grande”, “Ora non puoi comprendere”. Ma al bambino interessa prima di tutto il suo oggi.
Anche i suoi sogni e i suoi desideri per il domani. Ma sognati e desiderati oggi.
Bianca Pitzorno, Storia delle mie storie, Editore Net
Ed in fondo, la Divina Commedia è tanto immensa che forse nessuno di noi, nel corso della sua vita, potrà mai comprenderla sino in fondo.
La magia delle parole
Il giovane lettore Daniele, acceso dal racconto ma ancor più dalle parole sfidanti dei genitori, decise che doveva soddisfare la sua sete di conoscenza. E così una notte, mentre tutti dormivano, quatto quatto si avvicinò alla libreria e acciuffò il primo dei tre volumi. L’Inferno. La sua voce si fermò sui primi versi introduttivi. Ma tanto bastò. Quelle parole già risuovano dentro di sè. Una melodia potente, profonda e chiara che si impose sul significato dei singoli versi.
Magia della poesia.
Ed ecco ciò che Daniele Aristarco ha inteso dirci. Non bisogna aver paura della poesia, ma occorre lasciarsi andare alla magia dei versi che sapranno dipingere un sentiero che condurrà anche i bambini e le bambine verso la bellezza dell’opera. Bisogna rispettare i bambini e la loro intelligenza e certamente non sbaglieremo proponendo loro un percorso di scoperta dell’opera sincero, onesto ma graduale.
Il viaggio di Dante
Il viaggio è un ineludibile topos della letteratura universale. Reale, fantastico, di fuga o di conoscenza. La necessità di viaggiare è intimamente connessa con la nostra umanità.
Si viaggia perché in fondo c’è qualcosa di inesplorato dentro di noi e nella nostra vita che vogliamo conoscere, e, se possibile, modificare.
Bambini “in cammino” nella letteratura per l’infanzia. Forme e figure nei libri illustrati, di Marnie Campagnaro e Nina Goga in Le terre della fantasia a cura di Marnie Campagnaro, Donzelli Editore 2014
Quello di Dante è un viaggio oltremondano all’interno del quale si dischiudono vite tumultuose, patimenti, fragilità e passioni umane. E non esiste lettore che possa dirsi estraneo dinanzi a tutto questo. Per questo motivo Daniele Aristarco sottolinea il profondo legame che c’è tra la Divina Commedia e l’educazione, intesa nel suo senso etimologico di “condurre fuori”. Dante, forse, ha deciso di guidare il suo lettore all’interno di un viaggio più intimo che lo porta a camminare all’interno delle sue contraddizioni, delle sue fragilità. Ma non è un viaggio di solo andata. Esiste un ritorno alla luce che è guidato dalla conoscenza e dall’amore.
Per questo motivo l’autore invita i bambini a compiere quel primo passo nella selva oscura. Da lì ognuno di loro avrà la libertà di compiere il secondo e di costruire il proprio percorso emotivo.
A questo punto non possiamo non interrogarci e porci la domanda: perché privare i bambini di questa possibilità? Ovviamente non ho risposte univoche, posso solo provare a ragionare insieme a voi. Tutti i bambini sono viaggiatori per antonomasia. Ce lo raccontano bene i bambini protagonisti della letteratura per l’infanzia. Sono tutti bambini in cammino. Le loro avventure si dipanano lungo i labirinti di emozioni e sentimenti forti che spingono i lettori nelle zone più oscure della condizione umana (la paura, la marginalità, la solitudine, l’insesatezza del vivere) salvo poi percepire la possibilità di un riscatto da esse. E allora perché non condurli per mano tra le terzine dantesche? Voi cosa ne pensate?
Ma torniamo al libro.
Una narrazione a due voci
Quella che Daniele Aristarco e Marco Somà ci offrono in questo libro è una narrazione a due voci. Il testo e le illustrazioni si sviluppano su due strade che corrono parallele, offrendo al lettore la possibilità di muoversi liberamente tra le tavole e il testo.
E se, come ho detto, il testo di Daniele Aristarco offre anche spunti interessanti di approfondimento dell’opera, le illustrazioni di Marco Somà, invece, scelgono di dare forma e colore proprio ad alcune terzine dell’opera ponendosi in stretto dialogo con esse.
L’immaginario dantesco
La Divina Commedia ha un immaginario iconico vastissimo con cui si sono confrontati, solo per citarne alcuni, Sandro Botticelli, William Blake e Gustave Dorè (le cui illustrazioni sono senz’altro le più note). Marco Somà ha cercato di tradurre le immagini create da Dante con le parole nel suo linguaggio visivo fatto, come sappiamo, di animali umanizzati.
Ed ecco che Dante diviene un levriero. Una scelta non casuale, come spiega lo stesso illustratore a Piero Guglielmino del corso dell’intervista per Dorothy e Alice, e che potete riascoltare qui. Nella seconda parte del I Canto dell’Inferno vi è una delle più note e oscure profezie della Divina Commedia evocata da Virgilio.
Molti son li animali a cui s’ammoglia, e più saranno ancora, infin che ’l veltro verrà, che la farà morir con doglia.
La profezia del veltro. Virgilio preannuncia la venuta di un misterioso personaggio destinato a cacciare e uccidere la lupa-avarizia dall’Italia e dal mondo. Ciò che però ha ispirato Somà non è certo la profezia in sè, ma proprio la figura del veltro. Il veltro era propriamente un cane usato durante le battute di caccia, forse un levriero, la cui fisicità ben si prestava a rendere quella del Sommo Poeta.
Per rappresentare Virgilio Somà utilizza le fattezze della volpe. In questo caso, l’illustratore compie un riferimento diretto alla simbologia giapponese in cui l’animale, per la sua saggezza ed intelligenza, diviene consigliere dell’uomo nel bene e nel male. Beatrice, infine, viene rappresentata come una Colomba, animale molto vicino alla simbologia cristiana.
La tecnica illustrativa
L’illustratore sceglie di rendere visivamente il passaggio tra le diverse cantiche sia attraverso illustrazioni che via via si asciugano di dettagli e particolari sia attraverso l’uso di uno sfondo diverso che lentamente vira verso gli azzurri più luminosi. Alla base di ogni illustrazione vi è il disegno a matita. Il colore, invece, è dato da un collage digitale di carte colorate, anche riciclate, che vengono scansionate e montate sotto la matita. Le nuvole e l’effetto nebbia, invece, sono realizzati con le matite e con lo sfumino e poi anch’essere scansionate e sovrapposte al segno della matita.
A questo punto non ci resta che cogliere l’invito di Daniele Aristarco, levarci tutti in piedi, schiarire la voce, e recitare gli ultimi versi della Divina Commedia.
A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva ‘l mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle.
Buon viaggio!
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