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Gabbie, un romanzo che parla di alterità

Gabbie

Quando ho appreso del lancio di questa nuova collana da parte della casa editrice Uovonero, ho pensato sin da subito che fosse importante parlarne in un blog, quale Firmino, che si occupa tra le altre cose di inclusione e disabilità.

Gabbie infatti è anche un audiolibro che inaugura la collana i Geodi sonori, in collaborazione con Emons. Una iniziativa importante che unisce due grandi case editrici nell’intento di rendere la letteratura accessibile a tutti. Sottolineo inoltre che il libro, come tutta la produzione di Uovonero, è scritto con font ad alta leggibilità, allineamento a badiera, interlinea maggiorata e colore della pagina bianco-crema. Insomma, siamo in presenza di un libro “universale” proprio perchè pensato e progettato per arrivare a tutti.

Gabbie

di Guido Quarzo e Anna Vivarelli, Illustrazioni di Peppo Bianchessi, Uovonero 2022

Siamo nel 1879. L’ Accademia delle Scienze di Torino propone l’assegnazione di un premio a Charles Darwin per i suoi studi di botanica e il fermento tra i soci cresce; molti dissentono. Per quale motivo? Il punto non sono certo gli studi botanici, il problema è la teoria evoluzionista che divide l’intera popolazione scientifica in ferventi sostenitori e altrettanti detrattori. Vittorio Bonaccorsi, direttore dell’Accademia, percepisce di avere una grande responsabilità.

Si erano formati ormai due partiti che coinvolgevano tutti i osci, non soltanto i pochi rappresentanti della commissione. E tutti gli uomini di scienza. o con Darwin o contro Darwin. Una lotta intestina che poteva mettere a repentaglio intere carriere, compresa la sua.

Gabbie, pag. 46

I fatti principali della storia si svolgono all’interno del Museo di Scienze Naturali dove vive anche Stefano Sturzi, il nipote quindicenne del direttore Bonaccorsi; un ragazzo molto intelligente ma, per la conoscenze scientifiche dell’epoca, considerato un ritardato, un alienato e quindi richiuso dalla famiglia nel manicomio della Certosa di Collegno. Ma Stefano qui ha la fortuna di incontrare il prof. Gandiglio il quale si accorge del grande potenziale del ragazzo e propone al Direttore Bonaccorsi, nonchè zio di Stefano, di portarlo con sè al Museo e di affidargli alcune incombenze:

…il ragazzo ha delle doti. Doti straordinarie, accompagnate da deficit e carenze altrettanto straordinari. Non credo sia curabili. Però qui, dove pratichiamo l’ergoterapia, cioè la cura e il reinserimento dei pazienti attraverso il lavoro, più che zappettare e trafficare nella serra non possiamo offrirgli.

Gabbie, pag. 11

Tra le mura del Museo Stefano riesce ad instaurare ottimi rapporti con Ausonio, fattorino dell’Accademia e con Lisa, figlia del proprietario della trattoria I Tre Re, dove il ragazzo si recava ogni giorno per mangiare. Più problematico e ostile si rivela, invece, il rapporto con Pietro Magnaboschi, inserveniente dell’Accademia, uomo analfabeta e rancoroso verso la vita che conduceva tra i libri polverosi e le bestie impagliate del Museo. Il suo unico obiettivo era quello di accumulare denaro per fuggire verso una vita a suo dire migliore. Ed effettivamente un’alternativa anche reddittizia l’aveva trovata: rubare su commissione volumi rari dall’Accademia.

Nuovi profeti

Ma proprio a causa di Stefano e del suo ordine maniacale, che spesso lo aveva messo in difficoltà di fronte al Direttore, l’odio e il rancore prendono il sopravvento tanto da spingerlo a diventare seguace di un predicatore dell’epoca, il quale aizzava uomini e donne contro il darwinismo e contro l’idea che l’uomo potesse discendere dalla scimmia:

Oggi vi chiedo appunto di farvi carico di un pesantissimo masso, fatto della pietra più nera e più dura: la pietra della cosiddetta sceinza, la pietra del dubbio, la pietra della falsità! È il demonio a metterla sulla nostra strada! Purtroppo questa idea ridicola e blasfema, che noi uomini siamo figli delle scimmie, trova consensi, e li trova proprio là dove si annida la serpe della miscredenza, nei salotti buoni dei professori, dei medici, degli studiosi, dei presunti filosofi…E che cosa fa la Chiesa? Scaglia fulmini e abominio su questi complidi di Satana? No! Tiepidamente protesta e amminisce! Ma parlare non basta, occorre agire!

Gabbie, pag. 61

Queste parole come serpi striscianti si insinuano nella mente di Pietro il quale, assieme ad un complice, decide appunto di “agire”. L’idea era quella di rapire una scimmia di un circo, per abbandonarla all’interno del Museo. Una provocazione. Purtroppo, il piano, seppur studiato nei minimi dettagli, avrà un esito imprevisto; la scimmia muore e viene ritrovata, pochi giorni dopo, riversa sul corpo senza vita di uno degli Accademici, il prof. Matteis.

Da questo momento in poi, la narrazione viene assorbita dalle indagini che saranno condotte dall’ispettore Curlini, uomo gretto e dai modi violenti che rivolgerà i suoi sospetti verso Stefano, tanto da volerlo interrogare personalmente. Le dinamiche di quel colloquio non saranno senze conseguenze per il ragazzo che sarà costretto a rientrare in manicomio.

Un matto libero di circolare per un museo! Quelli come lui doveva tenerli chiusi in gabbia, come faceva quel Dovich con le sue bestie!

Gabbie, pag. 146

Non proseguo oltre, rischierei di togliervi il piacere della lettura; ma alcune ulteriori considerazioni desidero farle.

Gabbie

Gabbie fisiche e mentali

Gli autori delineano con grande chiarezza e semplicità i contorni di una Torino di fine Ottocento schiacciata tra due polarità, l’innovazione scientifica da una parte e il bigotto conservatorismo di estrazione cattolica dall’altra per il quale le teorie evoluzionistiche di Darwin erano inaccettabili.

Il lettore viene invitato ad immergersi e respirare il clima culturale dell’epoca caratterizzato dall’analfabetismo imperante, dal sessismo e dalla lotta verso l’ emancipazione femminile, dalle convezioni e stuperstizioni, ma soprattutto dalla segregazione delle persone considerate ritardate, matte e alienate. Gabbie fisiche (le mura del manicomio, ma anche quella in cui è riunchiusa la scimmia Chocolat) e mentali che paralizzano la società e la rendono del tutto inadatta ad accogliere il nuovo, l’ignoto.

Ed infatti ciò che ho trovato davvero interessante nel romanzo è la narrazione che viene fatta dell’alterità in tutte le sue sfaccettature. Facevano paura le nuove teorie scientifiche, ma faceva paura anche una donna colta:

“Allora, signorina Stoppani, cosa ne pensa della teoria di Darwin?” […] Ida Stoppani reagì con molta disinvoltura. “Le idee di Darwin non mi turbano affatto, anzi, vorrei che si dicesse chiaramente che se l’uomo discende dalla scimmia, questo vale anche per la donna, giusto? disse fissandolo. Bonaccorsi annuì imbarazzato. “Be’, questo allora ci pone su un piano di assoluta parità, non crede?” domandò con un sorrisetto ironico che provocò al direttore un leggero brivido lungo la schiena.

Gabbie, pag. 111

Ma forse ciò che più di tutto spaventava, tanto da necessitare di una vera e propria segregazione, era la diversità umana.

Dentro i margini

Stefano Sturzi era un ragazzo molto intelligente, dotato di grande memoria e capacità di catalogazione, ma proprio per questo maniacale e abitudinario tanto da andare letteralmente in crisi quando qualcosa sconvolgeva il suo ordine prestabilito. Stefano probabilmente era un ragazzo autistico, ma di questo nel 1800 ancora non si aveva alcuna conoscenza. Per i genitori era solo un ragazzo disgraziato che infangava il buon nome della famiglia:

Era da più di un decennio che cercavano di cancellarlo dalla loro vita. Un errore della natura, una vergogna sociale, un corpo estraneo che non si poteva portare in visita nè in vacanza, che a differenza del fratello Federico non sarebbe mai stato utili alla schiatta degli Sturzi, notai da generazioni. Uno che metteva in imbarazzo perfino la servitù.

Gabbie, pag. 177

Per questo motivo, il padre decise di portarlo alla Certosa di Collegno, il Regio Manicomio. Ma la vita che Stefano conduceva in quel posto certo non lo aiutava. Ne fu da subito consapevole il prof. Gandiglio, lo psichiatra che lo aveva in cura. E ne era consapevole lo stesso Stefano, il quale era atterrito dalla sola idea di rientrare tra quelle quattro mura:

Furioso. Furioso. Non ci voglio andare nel reparto dei furiosi. Si buttò a terra scalciando. Perchè nessuno mi aiuta?

Gabbie, pag. 145

E l’unica persona che riesce a comprenderlo e aiutarlo è Lisa, una ragazza di dodici anni priva di sovrastrutture mentali e pregiudizi. Lisa è l’unica a capire come avvicinarsi a Stefano, come entrare nel suo mondo senza toccarlo e senza distoglierlo dalle sue certezze e abitudini. Ho trovato commovente il passaggio in cui Lisa prova a spiegare a Stefano il senso di una similutidine, si era infatti accorta della sua difficoltà nel comprendere il linguaggio non letterale, ironico, umoristico o metaforico:

Uh, questo spazzolone pesa come un lampione! Faccio di nuovo per dire, non ho mai sollevato un lampione!

Gabbie, pag. 69

E certo non si poteva immaginare una scelta diversa. Solo i bambini sono in possesso di quello sguardo che riesce a vedere oltre, a scorgere possibilità in un mondo adulto che da sempre cerca solo di schiacchiarli e cancellare la loro “luccicanza”.

Oltre i margini

E ancora una volta il grande merito di Uovonero è quello di saper intrecciare nelle sue narrazioni diversità e normalità, abilità e debolezza, riuscendo a mettere in evidenza le potenzialità intrinseche che attedono di essere evocate in ogni bambino, superando quei margini che non devono essere visti come confini invalicabili.

E le buone storie (come quella di cui vi ho parlato oggi) sono certo un incoraggiamento a superare i muri (le gabbie) che separano le persone, offrendo nuove visioni di conoscenza di sè e del mondo. Oltre i margini. Oltre le differenze.

Mariapia Basile è fondatrice di Firmino, un progetto che nasce con l'intento di promuovere l'educazione alla lettura, l'inclusione, l'accessibilità e di diffondere la pratica della lettura condivisa ad alta voce. Avvocato e insegnante di sostegno nella scuola superiore di secondo grado, esperta di letteratura giovanile, realizza incontri e corsi rivolti a genitori, educatori, insegnanti.