Oggi ho scelto di parlarvi di un saggio che non parla di letteratura per l’infanzia ma che tratta di un tema cui sono molto appassionata in quanto poggia su un principio secondo me cardine di tutta la relazione genitore-bambino: la responsività.
Non chiamatelo svezzamento di Sergio Conti Nibali – Illustrazioni di Fabio Buonocore – Uppa edizioni
Si tratta di un libro firmato da Sergio Conti Nibali, un pediatra esperto di educazione alimentare, che ha alle spalle 30 anni di attività di ambulatorio, un manuale che sfata i falsi miti e i luoghi comuni sull’alimentazione infantile, fornendo consigli utili ai genitori che non vogliono semplicemente fare quello che “fanno tutti” ma desiderano sintonizzarsi con i bisogni dei loro figli.
Un libro che risponde alle domande fondamentali sull’argomento ponendosi in contrasto con la eccessiva medicalizzazione del settore e i messaggi ambigui diffusi da alcune aziende produttrici di alimenti per l’infanzia.
Ma andiamo con ordine.
Togliamo il “vizio”
Ho trovato molto interessante la guida perchè prima di parlare di alimentazione complementare, sfata alcuni miti sull’allattamento e lo fa partendendo proprio da un punto di vista etimologico.
Per decenni per indicare il passaggio da una alimentazione lattea a quella solida o semi-solida dei bambini si è usato il termine “svezzare” o “svezzamento”. Come chiarisce bene l’autore, il temine deriva da “avvezzare” (con sostituzione , del prefisso in s- privativo), dal latino vitium, che vuol dire “vizio”, “difetto”, quindi il significato “svezzare” sarebbe “togliere un vizio, un difetto”.
E quale sarebbe il vizio? Il seno della madre. Ma è di tutta evidenza come sia una contraddizione in termine. Come è possibile pensare che l’atto di nutrirsi del bambino costituisca un “vizio” e non invece un bisogno fisiologico? Come invece ribadisce l’autore, allattare i bambini fino a 2 anni e oltre (fino a quando mamme e bambini lo desiderano) apporta benefici di salute ad entrambi.
Tuttavia, il termine svezzare è ancora piuttosto radico nella nostra cultura sebbene si sia cominciato a parlare già da diversi anni di “avvio dell’alimentazione complementare”: l’aggiunta al latte materno o ai suoi sostituti artificiali di altri alimentare serve a completare l’alimentazione e non a eliminare un vizio.
Fatta questa breve premessa, il libro pagina dopo pagina cerca di rispondere alle domande più frequenti dei neo genitori. Quando iniziare lo “svezzamento”? Come gestire l’alternanza tra latte e alimenti? E se l’alimentazione complementare non decolla? È meglio iniziare con la frutta?
La parola chiave è “responsività”
Per anni, decenni nella scienza medica il principio predominante era che l’alimentazione dei bambini andasse regolata. Quindi ai neonati, sin dalla nascita, dovevano essere imposti orari e tempi fisse per le poppate, stabiliti naturalmente dal pediatra. Successivamente, durante lo svezzamento, i bambini venivano costretti a seguire diete rigide, negli orari, nella combinazione degli alimenti e nelle quantità.
Per fortuna oggi tutto questo è stato superato grazie alle nuove evidenze scientifiche che hanno chiarito tantissimi aspetti nel campo della nutrizione infantile. Oggi finalmente è stato posto nuovamente al centro il bambino, valorizzandone il suo ruolo attivo sin dalla nascita. I bambini sono compenti e sanno autoregolarsi, e questo sia durante l’allattamento (sia esso materno che con i suoi sostituti) sia nel successivo passaggio dell’introduzione degli alimenti solidi.
È finalmente cambiata la prospettiva: al centro ci sono il bambino e la sua famiglia i quali andranno sostenuti e supportati da un operatore sanitario che conosce ciò che dice la scienza e che li accompagnerà con informazioni adeguate.
E allora se si vuole rispondere in maniera sintentica alla domanda “Quando cominciare a offrire alimenti diversi dal latte materno o da un suo sostituto artificiale”? si può senz’altro dire “Quando il bambino è pronto”. E questa risposta, in verità, vale per tutte le tappe evolutive che il neonato inizierà a percorrere.
E per poter essere in grado di cogliere i segnali che il bambino ci dà occorre tuttavia adottare uno stile educativo responsivo. Occorre costruire una relazione fatta di accoglienza, partecipazione, osservazione dei segnali, risposta coerente, inclusiva.
Un atteggiamento “responsivo” consente di stabilire una relazione quasi paritaria tra adulto e bambino: ognunosa che si può fidare dell’altro e quindi nessuno rischia di prendere il sopravvento.
L’autosvezzamento
Ma che cos’è l’autosvezzamento? Era il 2003 quando Lucio Piermarini pubblicava sulle pagine di Uppa magazine il suo primo articolo sull’argomento, di fatto coniando ex novo questo termine. Si tratta di una pratica, di un approccio che, come già detto, rimette al centro il bambino con i suoi tempi e le sue competenze, e i genitori nel loro fondamentale ruolo di guida e di esempio.
Non più rigide tabelle e prescrizioni da seguire, ma un percorso, quello delineato anche in questo libro, che aiuta gli adulti ad ascoltare i loro bambini, a coglierne i bisogni e a rispondere ad essi in maniera pronta ed efficace. Un libro che passa in rassegna numerosi argomenti, sfatando di volta in volta tutti i pregiudizi e miti legati all’alimentazione infantile.
Crescere genitori
Il libro mi sento di consigliarlo in quanto non è il solito libro che pretende di insegnare qualcosa. L’autore infatti sceglie un taglio diverso in quanto parte dall’esperienza, parte dalle storie di alcuni suoi piccoli pazienti. In questo modo tutti i genitori che sfoglieranno le pagine di questa guida non si sentiranno giudicati, ma accolti. Ogni storia raccontata, ogni esperienza può essere la nostra. Non si nasce genitori. Lo si diventa nel tempo, anche sbagliando perchè come genitori si è portati a replicare lo stile di accudimento con i quali si è stati cresciuti: “Si è sempre fatto così e voi siete cresciuti bene!”.
L’obiettivo del libro è infatti fornire strumenti pratici e informazioni scientifiche chiare . Ho trovato preziona una sezione denominata “Le domande dei genitori”, presente alla fine di ogni capitolo, in cui l’autore fornisce una risposta ai dubbi e alle domande più frequenti dei genitori. Sempre in tale sezione, attraverso QR-Code sarà possibile accedere al ulteriori approfondimenti, con bibliografia e sitografia.
Vorre chiudere con una frase dell’autore che secondo me racchiude perfettamente il senso di questa guida:
«Il mio auspicio è che, dopo aver letto questo libro, ai bambini venga offerta la possibilità di esplorare con curiosità e consapevolezza gli alimenti “dei grandi”, e che i genitori rispettino le competenze e i tempi di ciascun bambino: il piacere della condivisione è più importante della quantità di cibo che si assume».
Sergio Conti Nibali
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