Quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla poesia e sul rapporto che si può costruire tra la poesia e i bambini, ho sentito cadermi addosso una valanga, tante sono le cose che mi sono venute in mente. Perché davvero non so da dove incominciare, pur avendoci scritto un libro.
La poesia è stata ed è compagna fedele delle mie giornate. Sempre mi capita, almeno una volta al giorno, di imbattermi in una poesia o in un verso e in quel momento abbandono ciò che sto facendo, per quell’attimo sospeso che la poesia mi chiede. In tutta la mia carriera di maestra non ho mai trascurato di far incontrare i bambini con la poesia, leggendo ad alta voce perché imparassero a gustare la fragranza e la pienezza della parola poetica.
La poesia è una casa con molte stanze […]. La porta principale è però sempre la lettura, in particolare quella ad alta voce.
Chiara Carminati, Perlaparola Equilibri 2011
Fare poesia con i bambini vuol dire prima di tutto educarli ad ascoltare e a percepire con tutti i sensi.
L’abitudine all’ascolto crea l’attesa e col tempo l’attesa si trasforma in bisogno e quindi, nella richiesta di ascoltare ancora e ancora e poi di leggere e poi di scrivere. Ho sempre proposto la poesia come momento di ascolto e contemporaneamente di scrittura, naturalmente fornendo dei modelli. Del resto la parola “poesia” viene dal greco “poieo” che vuol dire fare, costruire ed è appunto facendo e manipolando che si scoprono gli ingredienti della poesia, le parole e i silenzi in tutta la loro bellezza. Ma si scopre anche qualcosa di invisibile, che sfugge ai nostri sensi, il fascino dell’inspiegabile, un mistero che non si svela e, proprio per questo, mantiene intatta la sua meraviglia.
Nel selezionare le poesie da leggere ai miei alunni, mi sono sempre spinta oltre, proponendo anche testi di una certa complessità, convinta come sono che i bambini possono giungere a comprensioni inaspettate e lo fanno in modo naturale. Non ho mai limitato la scelta alle poesie cosiddette per bambini, non amo questa definizione che contiene al suo interno un’accezione riduttiva e liquida la proposta poetica in modo semplicistico.
La poesia è poesia sempre, così come lo è la letteratura, che si rivolga all’infanzia o a un lettore adulto.
Riporto in proposito quello che Antonio Porta e Giovanni Raboni scrissero alcuni decenni fa nell’introduzione alla loro antologia Pin Pidin, poeti d’oggi per i bambini (Feltrinelli 1978):
La premessa di fondo dalla quale siamo partiti è, insomma, quella di un totale, radicale rifiuto della poesia per bambini come genere a sé stante, coltivata in esclusiva da “specialisti” che non siano anche, e prima di tutto, dei poeti. Di tale genere detestiamo, e consideriamo gravemente antieducativa per non dire castrante, la pretesa di rivolgersi ai bambini mettendosi “al loro livello” e imitando in modo inerte la per altro ipotetica “facilità”, schematicità e ripetitività del loro modo di pensare e di esprimersi. Pensiamo che un simile atteggiamento non tenga conto, colpevolmente, di due elementi fondamentali: primo, la straordinaria creatività e disponibilità fantastica (e linguistica) dei bambini; secondo, la capacità della poesia di creare comunque decisivi stimoli e reazioni al di là e persino a prescindere da una completa comprensione dei suoi contenuti logici.
È indubbio che il battesimo poetico dei bambini debba avvenire attraverso le filastrocche, le cantilene, le conte che nascono dalla tradizione orale, perché in questo modo imparano ad apprezzare la musicalità del verso, le variazioni di ritmo e di suono, il piacere della rima. Ma presto si potrà passare ad altre poesie in forma di gioco, come i nonsense di Toti Scialoia o i limerick, a partire da quelli di Edward Lear e poi alle rime di Bruno Tognolini e di Roberto Piumini.
In questo modo la poesia acquista il sapore del gioco, del divertimento e diventa modello per le prime esperienze di scrittura.
Offrire in modo sistematico, direi quotidiano, questi stimoli, costituirà un allenamento alla parola poetica che nel tempo si diversificherà, prenderà altre strade, ma i bambini la sapranno riconoscere e l’assaporeranno anche in poesie dalla costruzione più complessa, come quelle di Pavese o Montale.
Per chi sia alla ricerca di poesie e di autori da proporre ai bambini, mi sento di suggerire un libro che ritengo assolutamente indispensabile. Si tratta di “Cieli Bambini” (Secop 2015), una ricchissima antologia della poesia italiana contemporanea per ragazzi, minuziosamente curata dal prof. Livio Sossi, uno dei massimi esperti di Letteratura per l’infanzia, recentemente scomparso. Personalmente, per i miei laboratori di poesia, ho attinto a piene mani da questo prezioso libro che spazia dai giochi linguistici, nonsense, scioglilingua, alla poesia intimistica, alla poesia di denuncia, fino all’ermetismo e alle sperimentazioni poetiche.
L’incontro dei bambini con la poesia, di qualunque stile o corrente letteraria faccia parte, è molto più immediato di quanto si pensi.
Non facilitare questo incontro significa privare i bambini di qualcosa che a loro già appartiene, significa sciupare l’occasione che con la parola poetica possa nascere un rapporto d’amore potenzialmente duraturo e sempre più profondo. Significa non permettere loro di esercitare lo sguardo, di praticare la riflessione su se stessi e sul mondo. Significa impedire ai bambini, esploratori nati, di compiere incursioni ricche di senso nella propria lingua madre, per scoprire le mille e mille sfumature delle parole. Significa infine, negare che in ogni bambino abiti, silente, un poeta.
Poeta è chi ama fare le scale e va su e giù nelle parole e ne tiene vivi tutti i significati, quelli alti e quelli bassi, quelli luminosi e quelli bui, quelli semplici e quelli complessi, quelli oscuri, nascosti, segreti, quelli comuni e noti, quelli rari, insoliti, sconosciuti, […] quelli che rivelano e quelli che nascondono, quelli che fanno bene e quelli che fanno male. E sa che altri significati, a volte sorprendenti, si sprigionano da come si mettono vicine le parole.
Giusi Quarenghi, E sulle case il cielo, Topipittori 2015
Bambini e poesia è dunque un binomio perfetto!
Magnifico!Ti chiedo se c’è anche un copione o un video sulle rappresentazioni teatrali che hai fatto con gli alunni? Mi piacerebbe molto poter visionare, sono sempre alla ricerca di “recite” con forte senso
Salve Mariangela, i miei spettacoli sono stati non solo scritti e diretti da me, ma frutto di percorsi svolti durante l’anno e soprattutto realizzati in massima parte con la tecnica del teatro d’ombre, tecnica che ho appreso attraverso una formazione precisa e che non si può improvvisare. Si tratta di ombre a corpo intero e solo in alcuni momenti di sagomine. Ho delle foto e dei dvd che però non rendono la bellezza dello spettacolo dal vivo. Credo ci sia in rete il video del mio ultimo spettacolo con una mia classe 5^ “Il respiro del mondo”
Buona serata