L’anno scorso abbiamo avuto il piacere di ospitare a scuola, l’I.P. De Nora – Lorusso di Altamura, Daniele Aristarco, autore di racconti e saggi divulgativi rivolti ai ragazzi, pubblicati sia in Italia che in Francia. Da sempre impegnato nell’approfondimento di carattere storico, sociale e filosofico.

Una bella Resistenza è un viaggio in sedici città, da nord a sud, sedici modi di intendere, vivere e trasmettere l’idea di Resistenza. In questo viaggio abbiamo scoperto che sono esistite ed esistono molte forme di Resistenza, di disobbedienza e di riformulazione del mondo.
Per capirle, certe storie, bisogna “andarci”.
E Daniele ci offre la possibilità di questo viaggio.

I veri testimoni sono i luoghi che hanno tracce precise di quello che è accaduto e proprio questo è stato un elemento che ha avvicinato i ragazzi e le ragazze alle storie della Resistenza, perché sono riuscite a vederle nei luoghi descritti soprattutto se molto vicini alla loro vita ed esperienza personale. Storie di vittorie e di sconfitte, di lotta per la giustizia, di sacrificio di sé. Storie che ancora ci interrogano: è giusto morire per un’idea di libertà? I sacrifici di ieri hanno per noi, oggi, un valore simbolico o reale? Quale l’attualità dell’insegnamento che possiamo trarne?
Proteggere quelle storie e provare a ripartire da esse, penso sia un bisogno vitale e urgente, oggi più che mai. Queste storie ci hanno mostrato che c’è sempre una scelta possibile da fare di fronte a ogni ingiustizia: arrendersi o resistere. Se resti in silenzio per un istante avvertirai una lieve brezza che sa indirizzare i tuoi passi nel giusto verso.
Vorrei condividere con tutti voi le due suggestioni che mi ha donato la lettura. Una è di carattere bibliografico. Pensando alle storie di donne e uomini narrate mi è venuto in mente il libro di Carlo Ginzburg Il formaggio e i vermi; la vicenda del mugnaio friulano Domenico Scandella detto Menocchio, messo a morte dall’Inquisizione alla fine del Cinquecento, una storia che ha mostrato come sia possibile, attraverso gli archivi, cogliere le voci di individui che spesso non compaiono, o compaiono solo in maniera indiretta, nella documentazione storica. Come chiarisce la nuova postfazione, «Il formaggio e i vermi» è stato letto retrospettivamente come un esempio di microstoria. Ma lo scopo di quest’esperimento di scrittura della storia era, ed è, quello di far arrivare al lettore la voce di Menocchio. Daniele Aristarco in fondo fa proprio questo, con la sua narrazione riescer a far arrivare a tutti la voce dei tanti e uomini e delle donne che, in modi e luoghi diversi, hanno fatto la Resistenza.
L’altra suggestione è di carattere musicale: Sogna, ragazzo sogna di Roberto Vecchioni:
Ma non è vero, ragazzo
Che la ragione sta sempre col più forte
Io conosco poeti
Che spostano i fiumi con il pensiero
E naviganti infiniti
Che sanno parlare con il cielo
Chiudi gli occhi, ragazzo
E credi solo a quel che vedi dentro
Stringi i pugni, ragazzo
Non lasciargliela vinta neanche un momento
Una Resistenza ancora viva
La Resistenza e la Liberazione sono ancora in atto. C’è una frase nel libro che racchiude il senso di questo viaggio: There’s only so much can be done. C’è ancora così tanto da fare. Ed è proprio così, perchè le libertà che abbiamo conquistato proprio grazie alla lotta partigiana, e che hanno trovato piena consacrazione nella nostra Carta Costituzionale, non possono essere considerate come “date per sempre”.
Come dice Gramsci, che lo stesso autore cita nel libro, “Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano”. Partigiano inteso nel senso di chi parteggia, chi prende parte alla vita e dà il proprio contributo . Partigiano è colui che di fronte ad un’ingiustizia non gira lo sguardo dall’altra parte, ma fa un passo avanti e prova a cambiare le cose.
Uomini, donne e luoghi della Resistenza
E così, grazie a Daniele Aristarco, abbiamo viaggiato su e giù per lo stivale. Sedici città, sedici storie di Resistenza e disobbedienza. Storie di vittorie di sconfitte, di lotta e di giustizia. Una lettura che ha aperto i nostri occhi su un nuovo modo di intendere la Resistenza; una Resistenza che è stata spesso nonviolenta proprio come quella di Maria Occhipinti:
Maria è stesa a terra, supina, davanti alle ruote del camion. Un soldato propone di passare sul suo corpo, non possono infrangere gli ordini. Di fronte a quella possibilità le donne si ribellano e allora alcuni poliziotti la sollevano di forza dalla strada.
Maria sarà l’unica donna condannata prima al confino a Ustica, dove partorirà la figlia, e poi nel carcere a Palermo. Quando tornerà ad essere una donna libera avrà venticinque anni, ma la sua vita sarà segnata per sempre. Maria è una donna forte, coraggiosa, autonoma, lontana da ogni stereotipo che sogna un mondo diverso e, per questo, pronta a resistere, a spronare tutti e tutte nella lotta per i diritti.
Poi, grazie alla testimonianza della professoressa Lucia Perrone, presidente dell’ANPI Altamura, i nostri studenti delle classi prime hanno conosciuto il sacrificio di due giovani Altamurani: Graziano Fiore e Antonio Cannito, vittime di quella ferocia nazifascista contro cui si levò la lotta partigiana.

Insieme a Daniele Aristarco le nostre ragazze e i nostri ragazzi hanno avuto modo di porsi nuove domande, di riflettere sul presente e sull’importanza di essere ancora partigiani nel senso di parteggia, di chi prende parte alla vita, di chi di fronte ad un’ingiustizia non lo gira lo sguardo dall’altra parte ma fa un passo avanti e prova a cambiare le cose.
E allora non resta altro da fare che partire e parteggiare.
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