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La Buca, un luogo dove fiorisce la creatività

La buca

«I grandi odiano la Buca. Dicono che non ci dobbiamo giocare, perché si può morire. “O come minimo cadere e farsi male!” dice Eva.

“Una volta io sono caduta e mi sono fatta male” dico io.

“Però non ero nella Buca ma ero nella stanza dei cuscini e Hannes ha fatto un salto dalla spalliera ed è atterrato su di me invece che sul tappetone».

Riconoscersi in un albo illustrato è una sensazione spiazzante. Ed io con tutte le mie ansie da tipica adulta urbana così poco avvezza a vedere le proprie figlie correre felici tra i campi, ho sentito subito una certa somiglianza con l’atteggiamento assunto dagli insegnanti così come narrati e illustrati da Emma Adbåge.

LA BUCA DI EMMA ADBÅGE – CAMELOZAMPA

Dal giorno della pubblicazione sono state sottolineate ampiamente tutte le grandi caratteristiche e potenzialità di questa storia. Un albo che “non puzza di adulto”, come dice Roberta Favia, e che assume il punto di vista bambino; un albo che colpisce per le illustrazioni fresche e incisive nella loro “sobria misura espressionista” come suggerisce Walter Fochesato.

Ci troviamo senza dubbio dinanzi ad un albo di grande valore, tanto da essere scelto nella terzina del Premio Andersen come Miglior libro 6\9 anni.

La Buca

di Emma Adbåge, Camelozampa, 2020 – Età di lettura consigliata dai 4 anni

Ma la Buca…cos’è? La Buca è una vera e propria cavità situata nel cortile della scuola.

“La Buca esiste perché tanto tempo fa qualcuno ha tolto una gran quantità di ghiaia in quel punto. Adesso nella Buca crescono arbusti, cespugli e ceppi e ci si può giocare. È piena di salite e di discese, di rami e di sassi, e in un punto c’è del fango giallo che non finisce mai”.

Un posto in cui i bambini possono giocare liberamente, inventandosi ogni giorno un gioco, un percorso diverso. Poi c’è spazio per tutti nella Buca. È possibile per ognuno fare ciò che più gli aggrada: la gara di salti, rotolarsi oppure giocare alla “famiglia di caprioli” o “a mamma orsa”.

E in tutto questo i loro insegnanti che fanno?

Li guardano ansiosi e ammusoniti cercando di distogliere la loro attenzione dal quel luogo, a loro dire pericoloso, proponendo loro giochi “comuni”.

Qual è il grande valore di questo l’albo?

Certamente l’aver raccontato, dal punto di vista bambino, l’incapacità del popolo adulto di cogliere le vere esigenze dell’infanzia ma soprattutto di comprendere come solo nel gioco libero fiorisca la creatività. Ma a mio avviso ha il merito anche di porre un interrogativo piuttosto attuale.

Quanto sulle nostre ansie di protezione dei bambini da tutto (e anche da se stessi!) ha inciso la dimensione urbana in cui viviamo?

La buca di emma Adbåge – camelozampa

Le illustrazioni di Emma Adbåge raccontano molto dello stato d’animo dei bambini ed è emblematico come i loro volti assumano linee ed espressioni diverse quando gli insegnanti impongano loro di abbandonare la Buca in favore dell’altalena o del gioco del pallone.

LA BUCA DI EMMA ADBÅGE – CAMELOZAMPA

Quanto le città oggi impediscano ai bambini di poter esprimere in pieno loro stessi? Quanto le città in cui viviamo ledano il diritto al gioco dei bambini o il diritto a non avere spazi organizzati dagli adulti?

Da poco ho scoperto un romanzo scritto nel 1902 da Edith Nesbit, “Cinque Bambini e la cosa” e che in un suo passaggio piuttosto significativo esprime senza giri di parole il pensiero che questo albo ha il merito di riproporre:

Londra è poco adatta o ha la forma sbagliata. Sono tutte linee rette o strade dritte, spigoli. In campagna, invece, tutte le case hanno forme irregolari, gli alberi sono diversi l’uno dall’altro, come voi sapete bene, e di sicuro qualche persona noiosa vi avrà già spiegato che non esistono al mondo due fili d’erba identici, ma per la strada, dove l’erba non cresce, ogni cosa è uguale alle altre. Ecco perché i bambini che vivono in città sono così capricciosi […]”.

CINQUE BAMBINI E LA COSA – EDITH NESBIT

L’art. 31 della Convenzione dei diritti dell’infanzia sancisce il diritto del bambino al gioco. Ma dove può essere esercitato tale diritto? Nei nostri quartieri il verde pubblico a volte non c’è oppure è difficilmente raggiungibile dai bambini in maniera autonoma. Mancano gli spazi all’aperto dove i bambini possano giocare e correre in libertà al sicuro dai pericoli urbani e questa considerazione, piuttosto amara, risulta quanto mai attuale.

Un albo dunque, quello edito da Camelozampa, che rende perfettamente l’idea del perché anche in età adulta bisognerebbe leggere libri per ragazzi soprattutto se narrati (cosa più importante!) dal punto di vista bambino.

E così sfogliando questo albo, essi:

“Videro che non erano né bambole, né giocattoli, né adulti in miniatura. Videro che i bambini avevano bisogno di libertà, avevano bisogno non solo di imparare e di essere buoni, ma anche di giocare ad essere selvaggi”.

IL LIBRO DEI BAMBINI, A.S.BYATT – EINAUDI, PAG. 442

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Mariapia Basile è fondatrice di Firmino, un progetto che nasce con l'intento di promuovere l'educazione alla lettura, l'inclusione, l'accessibilità e di diffondere la pratica della lettura condivisa ad alta voce. Avvocato e insegnante di sostegno nella scuola superiore di secondo grado, esperta di letteratura giovanile, realizza incontri e corsi rivolti a genitori, educatori, insegnanti.